La necessità di elaborare approcci innovativi nella gestione delle emergenze sanitarie getta nuova luce sui sistemi di condivisione dei dati. E, allo stesso tempo, sulle possibili partnership tra settore pubblico e privato che diano l’avvio a uno scambio virtuoso finalizzato al raggiungimento di obiettivi comuni. Resta ferma certo, al di là dell’urgenza determinata dall’attuale pandemia COVID-19, la necessità di determinare regole d’uso e di accesso prima di condividere un asset importante come il dato clinico.
È in quest’ottica che si può leggere, tra le altre notizie, quella che ha visto protagonista Huawei Italia, braccio italiano del colosso cinese delle ICT (Information and Communication Technology). Il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, in un’intervista a DigitEconomy.24, il report di Radiocor e Luiss Business School, ha dichiarato che la società ha offerto alle strutture ospedaliere del nostro Paese la possibilità di operare in cloud e comunicare con le unità di crisi in tempo reale. Non solo: ha aperto alla possibilità di collegare i «centri di eccellenza italiani con gli ospedali cinesi di Wuhan che hanno già sperimentato sul campo il contenimento dell’epidemia». Il tutto per poter «scambiare informazioni e dati» e collaborare nell’emergenza.
In un’Ansa diffusa il 17 marzo, inoltre, si legge che la società, oltre ad aver donato mille tute protettive ad alcuni ospedali di Milano (e si attendono circa 200mila mascherine di tipo FFP2 dalla Cina), punta a sostenere il Belpaese nella lotta contro il Sars-Cov-2 con dispositivi e connettività di rete ad altre prestazioni, al fine di «facilitare lo scambio di informazioni tra i team sanitari italiani e cinesi» attraverso la sua piattaforma cloud Welink.
Non soltanto, dunque, un privato si mette a disposizione del pubblico. Ma un’azienda cinese si mette a disposizione dell’Italia e lo fa proponendo un progetto in cui le strutture ospedaliere pubbliche e private dei due Paesi comunicano e si scambiano dati.