Cronaca dell’online meeting “Innovazione nella gestione dei dati della ricerca: i modelli vincenti”, che si è tenuto lo scorso 30 settembre.
Analizzare le dinamiche connesse all’uso dei dati nell’ambito della ricerca medica e scientifica, le possibilità aperte da una loro corretta gestione e le eventuali criticità di ordine normativo. Sullo sfondo, un panorama in evoluzione costante, che porta il mondo della sanità, della ricerca e dell’impresa a interrogarsi sugli sviluppi futuri e a ricercare sinergie sempre più necessarie. Sulla base di queste premesse si è tenuto lo scorso 30 settembre l’online meeting “Innovazione nella gestione dei dati della ricerca: i modelli vincenti”, organizzato da Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, con il supporto di AdvicePharma Group e IQVIA Italia. L’evento è stato realizzato con il patrocinio del Politecnico di Milano, Osservatori.net e Fondazione Politecnico di Milano.
E proprio una ricerca del PoliMi, presentata da Paolo Locatelli Head of Digital Innovation Unit – Fondazione Politecnico di Milano, ha aperto i lavori dell’incontro virtuale, introducendo le dinamiche connesse al rapporto tra dati del mondo reale (RWD) e prove del mondo reale (RWE), in relazione alle metodologie utilizzare dalla comunità sanitaria. L’esperto ha anche evidenziato l’utilizzo di tali dati da parte degli sviluppatori a supporto degli studi clinici e osservazionali, con l’obiettivo di generare approcci innovativi e nuovi trattamenti, e ha analizzato quelli rilevanti per la gestione socio-sanitaria, indicando alcuni esempi nel settore, dall’analisi costi-efficacia alla Value-Based Healthcare. «La disponibilità di dati consente di misurare e valutare l’impatto di una prestazione, di una terapia, di una tecnologia sul paziente – ha affermato Locatelli –, quindi c’è un legame diretto con il tema della ricerca clinica».
A seguire, Massimo Carella Vice Direttore Scientifico, Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, ha presentato una ricerca condotta presso la struttura, e le cui evidenze sono state uno dei motori centrali dell’incontro. Carella ha sottolineato le sfide nella ricerca e i contributi dei database nel poter descrivere nuove patologie, oltre alla possibilità di sviluppare nuovi disegni di studi clinici, indicando la necessità di una standardizzazione dei dati (sia a livello diagnostico sia a livello informatico).
Criticità, dati vs mondo reale
A Massimo Molteni, Direttore Sanitario, IRCCS Eugenio Medea, il compito di analizzare il punto di vista delle “nicchie” nel settore sanitario. L’esperto lo ha fatto a partire da un osservatorio privilegiato, quello della neuropsichiatria, in cui emerge nettamente il fattore legato alle “prove del mondo reale” (RWE): il real world. «La partita significativa su cui si giocherà la ricerca nei prossimi anni – ha detto Molteni – è che il mondo reale non è sempre codificabile e strutturabile come il mondo sperimentale». Emerge dunque appieno uno dei rischi elencati anche dagli altri professionisti: «Un eccesso di strutturazione nella raccolta dei dati potrebbero non corrispondere al real world». L’invito, in tal senso, è all’utilizzo di modelli meno deterministici: «dal momento che le individualità sono tali e tante».
Tuttavia, un altro elemento che necessità di approfondimento è senz’altro quello legato alla normativa sull’utilizzo dei dati clinici. Tema al centro dell’intervento di Chiara Di Somma, Garante per la protezione dei dati personali – Dipartimento Sanità e Ricerca, che ha introdotto una serie di riflessioni di carattere giuridico partendo da una prospettiva storica sulla nascita del “diritto alla privacy”. Di Somma ha ricordato come la ricerca scientifica sia un settore caratterizzato da tre aspetti: scienza, diritto ed etica. La rilevanza dell’etica in è determinante, ha sottolineato, «ed è un elemento che impone una riflessione nel momento in cui la ricerca medica ed epidemiologica si affaccia all’uso delle tecnologie innovative, dai device personali all’AI, ai Big dDta». Perciò, il contesto normativo in cui gli scienziati sono chiamati a muoversi è sicuramento complesso, «ed è il motivo per cui le singole strutture devono avvalersi di data protection officer che siano supportati da un equipe che fornisca almeno tre expertise: privacy, informatico giuridica e specifica normativa di settore».
La tavola rotonda
Tutti gli spunti forniti dagli ospiti nel corso della prima parte dell’online meeting hanno aperto la strada alla riflessione nel corso della tavola rotonda moderata da Sara Cazzaniga, Scientific Partnership Director di IQVIA Italia e Massimo Beccaria, Vice-President di Advice Pharma Group e che ha visto il confronto tra Chiara Sgarbossa, Osservatori Digital Innovation, Politecnico di Milano; Eleonora Sfreddo, Fondazione per la Ricerca Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo; Giovanni Apolone, Istituto Nazionale Tumori, Milano; Andrea Remuzzi, Università di Bergamo; Sergio Scaccabarozzi, GOR, IRCCS San Matteo di Pavia; Luca Grappiolo, Istituto Auxologico Italiano; Vito Angiulli, IRCCS Istituto Tumori Bari Giovanni Paolo II; Francesco Giuliani, IRCCS Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza. «Ormai esistono le tecnologiche per raccogliere i dati in modo standardizzato e le normative che ne autorizzano la condivisione ai fini di ricerca – ha dichiarato Beccaria a margine del meeting –. In questo modo si possono creare grandi volumi di dati, di enorme valore e in grado di attirare investimenti, creando così un ecosistema virtuoso che può trasformare i centri di ricerca italiani in eccellenze». Secondo il Vice-President di Advice Pharma è emersa, anche durante la tavola rotonda, «l’opportunità che gli IRCCS prendano la leadership in questo processo, aziende come la nostra possono poi dare il supporto e gli strumenti perché tutto ciò accada il più velocemente possibile».